Per chi si è annoiato a seguire il balletto infinito sulla Bad Bank italiana c’è modo di divertirsi seguendo una vicenda più intricata che tocca le banche in crisi e zeppe fino al collo di sofferenze. E’ il tentativo di salvataggio di banche decotte (l’aggettivo fallite è tabù in Italia) per eccesso di perdite e difficoltà di rilancio. Sono le banche in cui ha investito o sta per investire il FONDO INTERBANCARIO DI TUTELA DEI DEPOSITI: Tercas (già approvato), Carife e Banca Marche (in corso di approvazione) e Banca Etruria (molto probabile).
Se non vi risultasse chiaro perché un Fondo costituito semi-volontariamente dalle banche sotto la regia della Banca d’Italia per garantire i depositi della clientela privata come dice il suo nome, decida ora -3 mesi prima che scatti il nuovo meccanismo di salvataggio bancario deciso dalla EU (che va sotto l’etichetta di SRM-Single Resolution Mechanism)- di investire in banche zoppe, potrebbe venirvi in aiuto questa infografica
Le montagne colorate sono in miliardi di euro i depositi che probabilmente il FITD avrebbe dovuto garantire in caso di bail-in delle 4 banche malate per un totale di 21 miliardi di euro. Alcuni dati sono vecchi e risalgono agli ultimi bilanci pubblicati prima di essere commissariate e forse i depositi dei clienti privati sono inferiori o si sono ridotti nel frattempo, ma potrebbero essere almeno 15 miliardi.
Tra scucire 15 miliardi di cassa (chiamando il contributo delle banche) e scucirne solo 2 o 2,5 per comprare le azioni delle banche in crisi, indovinate cosa hanno scelto le banche? Forzando il meccanismo di soccorso del FITD che prevede l’intervento del capitale solo in casi speciali e temporanei, mentre in questo caso l’uscita dal capitale del quartetto delle decadute è perlomeno aleatorio nei tempi e nei costi.
Decisione delle banche sane che dovranno tassarsi per i 2,5 miliardi in fretta e furia prima del 31.12.2015 e sperare che la EU chiuda un occhio sul meccanismo di salvataggio adottato, considerando che, per quanto si sappia, l’operazione TERCAS è ancora sub judice. Decisione presa in tempi difficili per evitare che qualcuno in Italia si possa accorgere che anche le banche possono fallire.
14 ottobre 2015 at 10:01
Per quanto riguarda Tercas e Carife i tempi (per la prima) e i costi (per entrambe) sono certi e deliberati sia dal Fondo sia dalle singole Banche. E’ importante comunque rilevare che gli interventi del Fondo non sono un “aiuto di Stato” come invece molta stampa farnetica!
16 ottobre 2015 at 06:25
Osservazioni entrambe corrette. Mi manca forse di capire la regolamentazione in base alla quale la Commissione EU deve dare approvazione all’operazione TERCAS e quindi anche a quelle per CARIFE e Banca Marche.
Auguri comunque ai bravi dipendenti Carife.